anno 2019Cronaca e attualità

Dormelletto ha ricordato il 26 aprile 1945

venerdì 26 aprile 2019 – ore 10.00, Dormelletto – Statale del Sempione
Dormelletto ha ricordato il 26 aprile 1945, alle ore 10.00 nei pressi del Piazzale parcheggio “Doppio Malto” si è svolta la commemorazione del Partigiano Alberto Ramelli e alle 10.30 onore al Cippo in ricordo dei caduti Donetti Camillo e Imovilli Riccardo, restaurato a cura della sezione A.N.P.I. di Dormelletto, sito in Corso Cavour 25, nei pressi della Villa Tesio.

Tratto dai pannelli della mostra esposta al Salone Merzagora di Arona a cura dell’dall’Associazione “Stella Alpina” di Pombia.
Quel dannato 26 aprile 1945! Statale del Sempione in località Dormelletto
Così come era successo all’indomani del 25 luglio e dell’8 settembre 1943, anche il 25 aprile 1945 nelle nostre terre ci si illuse che finalmente fosse terminata la guerra, col suo seguito di odio ed orrori ed invece purtroppo dovevano ancora accadere altri fatti di sangue. Per quanto le forze partigiane proclamassero l’avvenuta resa del Comando tedesco alle truppe alleate, la liberazione del nostro territorio non era ancora avvenuta ed in particolare, a Baveno il Colonnello Stamm aveva organizzato una colonna corazzata forte di oltre 1.800 uomini tra tedeschi e fascisti della RSI.
Egli era consapevole che i numerosi eccidi di civili e partigiani compiuti nei 20 mesi di occupazione, avevano provocato un acceso desiderio di vendetta: per questo non intendeva arrendersi ai partigiani, ma desiderava raggiungere Novara o Busto Arsizio per consegnarsi agli americani con cui non aveva conti da regolare. Tra i documenti ritrovati presso l’archivio storico del Comune di Arona, ci sono le disposizioni dello stesso Stamm dì sorvegliare affinchè non fuggissero dall’Ospedale di Arona i partigiani feriti durante la battaglia del 14 aprile, ma di tenerli a disposizione dei tedeschi per utilizzarli come scambio di prigionieri.
Il 25 notte la colonna Stamm parti da Baveno, debolmente contrastata dai partigiani della Brigata Servadei; il 26 mattina arrivò ad Arona dove prelevò i feriti dall’Ospedale ed assieme ad altri civili li utilizzò come scudi umani contro eventuali attacchi da parte dei partigiani in trasferimento per Milano e Novara. La colonna ripartì in direzione Sesto Calende, ma sul Sempione, all’altezza di Dormelletto trovò un piccolo sbarramento costituito da alcuni tronchi e dal camioncino di trasporto del latte; illusoriamente protetti dalla bandiera bianca, c’erano due partigiani, Donetti Camillo, proprietario del furgoncino, e Riccardo Immovilli; essi si illudevano di poter trattare la resa dei tedeschi, ma il Colonnello Stamm, sopraggiunto in testa alla colonna, osservando che i partigiani erano armati di pistola, ordinò la loro immediata fucilazione sul posto.
Liberata la strada, un paio di chilometri più avanti in direzione Castelletto all’incrocio Tre Strade, la colonna trovò ancora la strada ostacolata da una Topolino anch’essa con la bandiera bianca per parlamentare.
A bordo c’era don Luigi Madonini, coraggioso parroco di Sesto Calende che già il giorno prima aveva trattato la resa dei tedeschi e fascisti del presidio dello stabilimento Siai Marchetti e che intendeva suggerire di evitare l’attraversamento di Sesto per non scontrarsi coi partigiani asserragliati in paese.
Alla guida della Topolino c’era il partigiano Alberto Ramelli, armato di pistola; Stamm lo fece passare per le armi sul posto permettendo a don Luigi di confessarlo prima della sua fucilazione; al parroco permise di ritornarsene indietro a piedi, dopo averlo schiaffeggiato e rudemente redarguito.
A questo punto la colonna si divise in due tronconi: il grosso attraversò il Ticino ad Oleggio in direzione Busto Arsizio, mentre l’altro raggiunse l’accampamento di Cameri dove si consegnò agli americani.
Sarebbe superfluo aggiungere che, come immaginava il colonnello, nessuno sarebbe stato punito per questi inutili omicidi.
Si narra inoltre che nel dopoguerra Stamm, provando nostalgia per il nostro Lago, abbia telefonato all’albergo presso cui aveva alloggiato durante la guerra, per prenotare un soggiorno, ma il proprietario, riconosciutolo, pare lo abbia vivamente sconsigliato di tornare perché a Baveno molti si ricordavano dì lui non propriamente con affetto.

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