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anno 2018Cultura e spettacolo

Collocato al museo civico un reperto archeologico ritrovato dal Gasma

sabato 28 aprile 2018 – Comunicato stampa Gasma
Nel corso di uno dei frequenti controlli del territorio per sorvegliare scavi pubblici o privati e ristrutturazioni di edifici antichi a rischio archeologico, che il Gruppo Archeologico di Arona effettua da oltre quarant’anni, nei giorni scorsi è stato individuato un importante reperto tra le pietre di un cantiere. A Gattico infatti i signori Walter Salmi e Mattias Valletto stanno ristrutturando la vecchia cascina S. Igino, edificio che prende il nome dal contiguo oratorio romanico (sec XII) sconsacrato ormai dal ‘600, ma conservato nella parte absidale utilizzata fino a pochi anni fa come cantina. Nei secoli successivi fu edificata una seconda solida cascina anteposta all’abside, lasciando le murature esterne di questa prive di intonaco e perciò facilmente distinguibili.
Il Gasma ha prima individuato nel deposito del cantiere di Gattico un parallelepipedo di serizzo con evidenti scalpellature ornamentali in parte mascherate da incrostazioni cementizie. Coinvolto il proprietario, è stato possibile rimuovere la pietra e lavarne via la malta superficiale. Sono così comparse anche lettere alfabetiche incise, utili a confermare che la pietra è il frammento di un ara romana iscritta, sezionata per il lungo (dall’alto al basso) che conserva solchi decorativi alle estremità. Tali solchi delimitavano una iscrizione rozza in caratteri latini, ovviamente mutila per il taglio effettuato in antico. Di questa iscrizione restano le ultime lettere delle quattro righe, di difficile, se non impossibile interpretazione. Due larghe M in particolare evidenziano la grossolana incisione.
Il proprietario segnalava che la pietra era inserita nella facciata della cascina come gradino di una scala di sasso, alla rovescia, così che nessuno aveva mai percepito l’esistenza di una scritta. Tant’è che I lavori di ristrutturazione seguiti dalla soprintendenza torinese, non l’hanno mai individuata. Ancora si riconosce nel gradino smontato la superficie di calpestio più liscia, la tacca a cui era saldato un montante di ringhiera e il piede inserito profondamente nel muro di sostegno.
Dopo un’attenta ma vana ricerca di eventuali altri frammenti tra le altre pietre accumulate e quelle ancora visibili unicamente nelle murature delle cascine, poiché quelle dell’abside sono costruite con ciottoli più piccoli completamente diversi, si è deciso di trasportare il reperto al museo di Arona. Evidentemente con una certa fatica (documentata anche dall’impegno fisico dei quattro o cinque trasportatori a braccia del Gasma) e con molta cautela per non danneggiare le scritte, l’ara è stata trasferita al museo archeologico di Arona sabato 28 aprile. La soprintendenza archeologica è stata avvisata.

Considerazioni definitive sul reperto sono al momento premature, ma molte riflessioni si possono fare. Gattico è una località molto documentata nell’archeologia locale e parecchie sono le iscrizioni romane di funzione differente da quest’ultima (stele, lapidi, ecc.) recuperate in passato, così come i resti di tombe e le ceramiche frammentate emerse nei campi. Molte volte i luoghi di ritrovamento coincidono con quelli delle chiese romaniche del territorio, non solo gatticese ma limitrofo S Martino, S Andrea, S. Giulio di Mada, S. Michele di Ceserio, ecc. Per questo il Gasma si è interessato alla cascina S. Igino. E’ infatti frequente trovare nei pressi dei vecchissimi edifici di culto reperti ancor più antichi provenienti dai villaggi o cimiteri ad essi pertinenti. E’ proprio il caso delle quattro chiese citate. Sulla scorta di tale esperienza la sorveglianza archeologica del Gasma attiva da oltre 40 anni ha dato ancora i suoi frutti. Basterebbe ricordare l’ara dedicata ad Ercole scoperta in un antico portale di Borgomanero, l’ara inserita nei muri di Madonna della Fontana di Dormelletto, il frammento di iscrizione della chiesa di S Martino di Pombia.
Ribadito che il reperto non era inglobato nelle murature della chiesa, è ancora più incerta la sua originaria provenienza, con buona probabilità comunque che non venga da lontano: a Gattico infatti lavoravano molti scalpellini locali. Colui che nei secoli scorsi ha sezionato l’ara può averla portata dal suo laboratorio e averne ricavato altri manufatti utilizzati altrove.

Per concludere qualche notizia sul reperto:
1. La pietra è il locale serizzo, molto resistente e pesante.
2. Si tratta sicuramente di un’ara destinata al culto di una divinità romana, di cui esistono ampi e variegati confronti. Su una forma sempre parallelepipeda si impostano infatti diverse decorazioni e coronamenti sommitali come cuspidi triangolari, pulvini, volute e così via o zoccoli più o meno sagomati. Il disegno allegato ne riproduce una delle forme più comuni. Sui fianchi sono a volte rappresentati in rilievo piatti con le offerte, brocche per le libagioni o strumenti liturgici.
3. Del piccolo monumento si conserva il fianco anteriore sinistro piuttosto massiccio e si possono ipotizzare le misure : oltre 125 centimetri di altezza, 50/60 di fronte, 30/40 di spessore, pari ad alcuni quintali di peso.
4. L’iscrizione votiva ad una delle divinità del Pantheon latino non è certo decifrabile, salvo futuri ritrovamenti di altri frammenti, mentre ha minori margini di incertezza l’attribuzione cronologica dell’ara al I o II secolo dopo Cristo.

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