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giovedì 3 maggio 2007
1957 – 2007. Celebrazione del 50° anniversario dei trattati di Roma.

 
Antonella BragaIl Lions Club Arona-Stresa ha organizzato un incontro pubblico per celebrare il 50° anniversario dei Trattati di Roma , costitutivi del primo nucleo  unitario europeo. Nell’aula magna della scuola Giovanni XXIII di Arona, si è tenuta una conferenza, con proiezione di filmati, affidata ad Antonella Braga, aronese, docente a Torino,esperta di storia dell’unità europea, collaboratrice dell’Istituto Storico della Resistenza. Ha introdotto Mauro Ramoni, presidente del Lions club, ricordando la firma a Roma, nel marzo del 1957, dei trattati istitutivi della CEE (e dell’Euratom) fra i 6 paesi fondatori “un primo passo in chiave  anzitutto di riconciliazione franco-tedesca, ma anche, in piena guerra fredda, una sfida chiara alla minaccia sovietica, secondo la strategia del “contenimento”, a distanza di soli 6 mesi dalla repressione sovietica  dell’insurrezione ungherese”.
Tanti cambiamenti da allora ed oggi “saliti a 27 i paesi aderenti, l’unione sembra incerta sui propri confini ultimi e forse sulla propria identità, come anche su un definito assetto costituzionale, dopo le bocciature referendarie in Francia ed in Olanda”.
Antonella Braga ha svolto un approfondito excursus “l’unificazione europea è un processo reso necessario dal rapido sviluppo delle forze produttive, dal conseguente superamento della dimensione del mercato nazionale e dalla crisi della formula politica dello Stato nazionale. L’aveva già compreso negli anni Trenta Hitler che, nella sua lucida follia, cercò di rispondere a queste spinte profonde verso l’unificazione continentale con un progetto egemonico e imperialista. Sconfitto alla fine, dai popoli europei, già troppo educati alla libertà conquistata nei secoli precedenti. Il problema si ripropose nel dopoguerra, aggravato dalla conflittualità latente tra gli Stati nazionali europei, che già aveva scatenato due guerre mondiali. Così ci si pose sulla strada dell’unificazione economica e politica perseguita con i mezzi del consenso e per via pacifica.
In tal senso il processo d’unificazione europea è, sino ad oggi, il più grande esempio storico di rivoluzione pacifica che abbia creato, senza ricorrere a mezzi cruenti o coercitivi, nuove istituzioni comuni tra Stati per secoli divisi da guerre fratricide. Se poi il cinquantennio di pace che abbiamo alle spalle sia da considerarsi una semplice tregua (come già ve ne furono nei secoli passati dopo guerre sanguinose) oppure l’inizio di una pacificazione definitiva o ancora l’avvio di una pacifica ma mediocre decadenza, dipenderà appunto dal risultato finale del processo in corso.
Solo l’approdo definitivo ad uno stato federale, che organizzi politicamente una società che lo sviluppo delle forze produttive e dei costumi ha ormai reso da tempo europea, potrebbe garantire la stabilità e l’irreversibilità di tutto il processo. Va però aggiunto, che nell’era dell’interdipendenza globale, del possibile olocausto nucleare e del rischio di catastrofi ecologiche (tutti fatti che rendono l’intera umanità una virtuale comunità di destino), tale processo potrà dirsi compiuto solo se lo Stato federale europeo, con il suo modello di superamento della divisione tra Stati, saprà aprire la strada all’unificazione politica del genere umano.
Oggi a cinquant'anni di distanza, gli indubbi successi del processo d'integrazione economica, giunto sino all'unione monetaria e alle soglie di un difficile processo costituente, sembrano giustificare un certo ottimismo. Tuttavia, l'incapacità dell'Unione Europea di dotarsi di strutture efficienti in grado di gestire l'allargamento, di portare a conclusione il processo d'integrazione politica e di varare una costituzione democratica sembra, per certi versi, avvalorare un certo scetticismo sul futuro destino dell’Unione europea.
Il «salto politico» non sembra delinearsi come lo sbocco scontato del processo d'unificazione, che richiede una volontà politica capace d'imporsi contro le resistenze degli interessi nazionali, espresse in sede comunitaria nel meccanismo di voto all'unanimità.
Data l’inerzia e l’ambiguità dei governi nazionali, spetta alle forze politiche, sociali, culturali più coscienti della posta in gioco, per l’Europa e per il mondo intero, prendere ogni opportuna iniziativa per sostenere l’urgenza di una riforma in senso democratico e federale delle istituzioni europee.”  Numerosi gli interventi dal pubblico a concludere la serata.


comunicato del 06.05.2007
agg. 06/05/2007
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