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anno 2025Cronaca e attualità

Ad Arona, l’estate è iniziata, ma per alcuni è l’inizio di un incubo

martedì 17 giugno 2025 – Comunicato stampa 
Finisce la scuola e succede che molti bambini con disabilità si trovino ad essere esclusi o solo parzialmente accolti nei centri estivi cittadini.
Nonostante siano situazioni perfettamente note al Comune, in quanto praticamente tutti questi bambini sono seguiti dal servizio di assistenza alla persona durante l’anno, arriva giugno e le famiglie si ritrovano ancora nell’incertezza.
Non c’è chiarezza delle ore di assistenza che l’amministrazione può coprire: spesso solo mezza giornata, mattina o pomeriggio. In alcuni casi il resto del tempo la cura è affidata a volontari, ma in molti altri casi i bambini tornano a casa, perché la loro disabilità è “troppo impegnativa”.

Alcuni genitori, infine, rinunciano a priori ad iscrivere i figli ai centri estivi.
“La disabilità non va in vacanza. Perché il Comune sì?”, ci chiede una mamma.
“Ogni estate dobbiamo ricominciare da zero. I nostri figli non possono essere trattati come un problema da gestire all’ultimo minuto”, si sfoga un’altra.

Non si tratta solo di garantire ai genitori di poter lavorare: si tratta, soprattutto, di non negare a questi bambini tre mesi di vita sociale, gioco, inclusione.

Una mamma ci racconta che questa situazione va avanti da anni. Sottolinea che non solo è un problema avere le stesse ore di assistenza di cui ha diritto durante l’anno scolastico e che riflettono un chiaro bisogno di suo figlio anche per partecipare pienamente al centro estivo, ma che non c’è cura e attenzione neanche nei confronti delle famiglie. Nel suo sfogo ricorda quella volta che ha conosciuto la persona che avrebbe dato assistenza a suo figlio solo il giorno prima dell’inizio del centro estivo e per telefono: il centro estivo prevedeva, inoltre, una giornata di piscina alla settimana e l’assistente non avrebbe potuto assisterlo in acqua poiché non sapeva nuotare. “Con che peso sul cuore ho salutato mio figlio il giorno dopo, non ve lo sto neanche a raccontare.

Un’altra mamma, che vive e lavora ad Arona, si rivolge ad un comune a 20 minuti di distanza perché almeno lì il figlio è accolto e assistito come dovrebbe. “Avrei dovuto pagarmi io l’educatore per le ore non coperte. Sono davvero delusa dal Comune di Arona ed è una situazione che va avanti da anni.

In questi giorni abbiamo ricevuto numerose telefonate da genitori che si trovano nella stessa situazione e che ci raccontano storie simili. Fatiche quotidiane taciute, ma su cui, evidentemente, è necessario accendere il faro ogni anno. 
Eppure la soluzione potrebbe esserci: il Comune ha già cooperative in appalto che si occupano dell’assistenza a questi bambini per tutto il periodo scolastico. 
Quello che i genitori si aspettano, e pensiamo vi abbiano diritto, sarebbe quantomeno programmare per tempo un’integrazione estiva del personale, co-progettando con le famiglie il fabbisogno. 
Non si pretende che il Comune sostenga integralmente i costi, ma non si può scaricare la palla al volontariato o fare finta che il problema non ci sia, con ciò arrivando al risultato di escludere chi più avrebbe più bisogno. 
Si dice che per crescere un bambino serva un villaggio. In questo caso il villaggio dov’è? Solo nel buon cuore dei volontari? Alcuni bambini hanno bisogni talmente specifici che non è possibile delegare: servono professionisti e serve una reale programmazione, competenza e corresponsabilità dell’Amministrazione.

Gianluca Ubertini, Roberta Tredici e Cesare Bellodi, Impronta civica Arona

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