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anno 2015Cultura e spettacolo

Alla (Ri)Scoperta di Arona – Visita all’ex Monastero della Purificazione

sabato 25 aprile 2015 – ore 15.00, ritrovo in Piazza San Graziano
Alla (Ri)Scoperta di Arona – Visita all’ex Monastero della Purificazione
visita guidata gratuita a cura di Carlo Manni
– > vedi l’album

Comunicato stampa Gasma Arona di lunedì 27 aprile 2015
E’ iniziata molto bene la serie delle visite guidate del GASMA: nonostante la fatidiosa pioggerellina, sabato 25 aprile si sono presentati all’appuntamento presso l’Ex-Monastero della Purificazione oltre cinquanta aronesi, desiderosi di saperne di più su questa scomparsa istituzione religiosa.
Essa era stata fondata nel 1598 dopo otto anni di preparazione attiva della giovane Clemenza Ruga e di altre consorelle, dalla pia Contessa Margherita Trivulzio Borromeo, madre del Cardinal Federico. Era sorta nell’isolato del Borgo compreso tra gli attuali corso Cavour, via Battisti (allora divenuta Contrada delle Monache,) vicolo del Mulino e la vecchia Roggia Molinara. Agli aronesi più informati risultava in realtà che il monastero coincidesse semplicemente con i locali della Biblioteca attuale!
La congregazione era però cresciuta per tutto il Seicento e Settecento nel numero delle suore, delle nobili giovanette tenute a collegio e nelle strutture (edifici ampliati in larghezza ed altezza). Poi agli inizi dell’Ottocento venne soppressa per decreto napoleonico (25 aprile 1810) e un anno e mezzo dopo dispersa con la confisca degli immobili. Duecentoventi anni di vita ebbe il convento e duecentocinque esatti sono passati dal giorno della sua fine.
La storia di questa congregazione è tutta da scrivere, come si prefigge il GASMA con il prossimo accesso agli archivi storici. Intanto si sa dalle poche note degli storici locali che fu una istituzione efficiente e benemerita e che la soppressione rappresentò una grave perdita per la città.
Ai convenuti è stata offerta l’occasione di visitare i cortili interni – solitamente chiusi – del complesso e di farsi un’idea della sua estensione (circa 2500 metri quadrati ). Ha guidato l’itinerario il presidente del Gasma Carlo Manni, sulla scorta dei documenti ad oggi noti e delle ipotesi ricostruttive. Sono stati mostrati alcuni elementi superstiti della struttura ed alcuni decori, quali soffitti a volte, porte lignee, una fontana in pietra e un dipinto di santo in gloria, mentre altri in ambiente privato sono stati ubicati dall’esterno. Due tappe suggestive al cortile rustico e alla palazzina dei Fratelli Pirola, mobilieri, hanno chiarito la successiva destinazione d’uso dopo la confisca, destinazione commerciale ed artigianale, che ha mutato fortemente gli ambienti originari, ma ha pure apportato un’abbondante quantità di reperti d’antiquariato murati nelle pareti più svariate collezionati dai Fratelli, che costruirono un loro piccolo lapidario profano ad imitazione di quello sacro della Canonica di S Maria.
Da ultimo è stato visitato l’oratorio del monastero, ancora riconoscibile benché trasformato improvvidamente negli ultimi decenni in locale pubblico, senza che le amministrazioni comunali del tempo e gli altri organi di tutela abbiano mostrato un minimo interesse. (Le mappe aronesi ne indicavano chiarissimamente la funzione). A un tavolo del ristorante si è infine consumata… la lettura delle pagine di Giuseppe Vagliano (Le rive del Verbano, 1710), contemporanee ad una fase della vita del monastero.
L’obiettivo del GASMA è stato quello di far riscoprire una nuova pagina di storia aronese e di far conoscere meglio cose già viste, ma mai ben comprese. Si continuerà con gli stessi intendimenti anche nelle prossime visite, pur riguardanti monumenti ben più noti. L’appuntamento per la prossima visita infatti condurrà i curiosi alle Mura di Arona, nascoste anch’esse tra cortili e condominii (prof. G. Di Bella sabato 16 maggio) e per la successiva alla chiesa parrocchiale di S. Maria per svelare i suoi segreti storici (quasi un millennio di vita delle strutture note) e i suoi tesori d’arte troppo spesso ignorati (visita di domenica 7 giugno a cura di Ivana Teruggi e Alessandro Alganon).

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